“I want to get high, so high!”, suona così uno dei pezzi più famosi dei Cypress Hill, incluso nello storico secondo album del gruppo, Black Sunday. Il ritornello, divenuto in breve il mantra dei fumatori, è un rimando esplicito a Rita Marley e al refrain della sua One Draw ma lo stile nasale, acuto, caratteristico di B-Real si muove lento sul beat di DJ Muggs che mescola la batteria di “Get Outta My Life Woman” dei The New Apocalypse e le linee di basso di Taxman di Little Junior Parker per creare un pezzo da ascoltare a occhi chiusi, rilassandosi e godendosi al meglio l’high garantito dall’erba.
Nubi di ganja, occhi iniettati di sangue, palpebre pesanti, sorriso stampato sul viso e bocche felpate. Questa è l’esperienza Cypress Hill, trio rap di Los Angeles composto dai rapper B-Real e Sen Dog e dal produttore DJ Muggs, il primo gruppo ad abbracciare e divulgare esplicitamente la cultura della cannabis nelle loro canzoni.
Nonostante oggi la marijuana sia un tema molto diffuso nei pezzi rap, tanto da considerare la cannabis a tutti gli effetti come parte della cultura hip hop, come sinonimo della musica rap, c’è stato un periodo, non troppo lontano, nel quale i rapper non facevano alcun riferimento all’erba e, quando succedeva, era per sconsigliarne l’utilizzo. Fino ai primi anni 90, la cannabis aveva una bad rap. So che è difficile da credere ma era così! Per comprendere meglio questo passaggio, è utile pensare a Express Yourself degli NWA – il gruppo le cui liriche rappresentavano gli incubi peggiori dell’America bianca e di tanta parte di quella nera. Dr Dre rappa, I don’t smoke weed or sess / Cause it’s known to give a brother brain damage / And brain damage on the mic don’t manage. E fidatevi parliamo dello stesso Dre che solo quattro anni dopo avrebbe pubblicato un album intitolato The Chronic, con in copertina le cartine per fumatori Zig Zag. Furono proprio i Cypress Hill a cambiare radicalmente quello stato di cose.
In radio non suonavano canzoni sull’erba. Potevi rappare di roba violenta ma non era ammesso alcun riferimento all’uso di droghe, afferma B-Real. Pezzi che narravano le violenze associate alla cultura di strada, come Hand on the Pump and How I Could Just Kill a Man, attirarono immediatamente l’interesse delle etichette e ottennero passaggi radiofonici, mentre le canzoni dedicate alla ganja venivano censurate. Solo la Sony decise di accettare la sfida, permettendo ai Cypress Hill di essere sé stessi, puntando sul loro messaggio pro-cannabis. Fu un rischio che l’etichetta vinse a man bassa.
Inoltre, nel booklet di Black Sunday è inclusa anche una scheda informativa, Volevamo che le persone sapessero che non si trattava solo di fumare, ma di educare su tutti gli aspetti della cultura. Abbiamo condiviso la conoscenza necessaria per continuare la battaglia pro-legalizzazione, afferma B-Real. E in I Wanna Get High, B Real prende di mira direttamente lo status quo, arrivando a citare Clinton per nome.
I Cypress Hill, B Real in particolare, conosciuto anche come Dr Greenthumb (Dottor Pollice Verde), ha infranto solide barriere contribuendo alla normalizzazione di un settore costretto alla clandestinità a causa dell’ingiusta guerra alla droga. Oltre a ciò, B-Real ha creato un pluri-premiato accessorio per fumatori, i filtri Phunky Feel. Ha recentemente aperto un dispensario, il Dr. Greenthumb’s Dispensary a Sylmar, uno dei migliori della California del Sud. Inoltre nel 2015, ha vinto il terzo posto nella categoria Miglior Pianta Sativa alla High Times Cannabis Cup di San Bernardino e la sua varietà Tangie ha ottenuto il terzo posto alla Southern California Cup.
Che siate fan dei Cypress Hill o meno, resta il fatto che la loro apertura verso la marijuana è stata di grande aiuto per promuovere il movimento di legalizzazione, soprattutto in California.